Milano, 14 ottobre 2014
Lo studio condotto dai ricercatori dell’Università del Missouri, pubblicato recentemente dalla rivista Nature, rivoluzionerebbe il mercato delle batterie, che potrebbero arrivare a durare fino a 20 anni. I ricercatori di Jefferson City hanno infatti scoperto una soluzione innovativa per generare energia elettrica tramite sostanze radioattive, con l’obiettivo di aumentare l’efficienza e la durata degli accumulatori. Questo comporterebbe la realizzazione di una batteria betavoltaica utilizzando semplicemente dell’acqua.
Si tratta di una tecnologia studiata dagli anni ’50 – senza nessun fattore di pericolosità, utilizzata anche per i pacemaker – che potrebbe avere numerose applicazioni, dal settore automobilistico a quello aerospaziale.
Come funziona? L’acqua ha una funzione respingente, le oscillazioni superficiali generate favoriscono l’incremento dell’efficienza e la soluzione ionica viene portata a temperature bassissime, attraverso un processo piuttosto complesso. Uniche controindicazioni: costi elevati, scarsa potenza erogabile e non facile reperibilità di materiale radioattivo che emetta esclusivamente radiazioni beta, non dannose per la salute.
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